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Un “Raggio di Sole”: storia vera di stra-ordinaria condivisione
Un mattino del 2002...
bussò alla porta dell’ufficio OPAM un signore massiccio, che in modo conciso ma appassionato ci illustrò il perché della sua visita. Aveva deciso con la moglie, arrivati entrambi all’età della pensione, di non tirare i remi in barca a godersi i frutti del loro lavoro ma di rispondere all’invito di due amici Servi di Maria, il P. Ettore Turrini e il P. Paolino Baldassarri, missionari in Brasile, a collaborare con loro nel campo sociale, in piena foresta amazzonica. Fu così che Alberto e Carmen Pistoni, due settantenni di Cesena, si erano imbarcati nel 2000 in un’avventura che per il comune buon senso sembrava per lo meno temeraria. Erano partiti alla volta del Brasile, lasciandosi alle spalle per vari mesi all’anno la propria casa e i propri familiari, per occuparsi dei numerosissimi bambini, la maggior parte analfabeti, che affollavano, esposti a tanti pericoli, le strade polverose di Sena Madureira, una cittadina nello stato brasiliano dell’Acre, ai confini col Perù e la Bolivia. “Abbiamo pensato che l’età matura non fosse un impedimento, ma un vantaggio per dedicare più tempo agli altri, maggiormente bisognosi e dimenticati, una condizione positiva per realizzare qualcosa di bello”. Così ci spiegava Alberto mentre infervorato illustrava gli inizi di questa loro avventura, chiedendo se l’OPAM poteva sostenere in qualche modo il loro progetto. L’ascoltammo con crescente interesse e ammirazione e alla fine gli promettemmo di aiutarlo. Nasceva così una collaborazione durata dieci anni.
Per il Natale 2012 insieme agli auguri consueti ricevemmo un biglietto in cui Alberto e Carmen ringraziavano l’OPAM per averli aiutati nei difficili momenti degli inizi. “Carissimi amici, avete sempre creduto in questo nostro progetto e lo avete sempre sostenuto, perché credete che solo alfabetizzando e istruendo si riesce a far sì che un popolo, anche il più povero arrivi a raggiungere la sua autonomia. “Ora – scrivono – l’attività va avanti da sola, anche se per qualche tempo ancora ha bisogno del nostro aiuto. Ci rechiamo sempre meno in Brasile, ma attraverso internet la seguiamo da casa. Gli anni passano anche per noi, come per tutti, ma l’impegno di aiutare i più poveri e abbandonati non ci lascia e continuiamo su questa strada, la stessa che state percorrendo voi…”
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Gli ho chiesto di sintetizzare in poche righe la loro esperienza, per far conoscere cosa può nascere da una decisione coraggiosa presa a 70 anni suonati. “Quando siamo andati in pensione ci siamo domandati: come organizziamo le nostre giornate? Raccogliendo le foglie in giardino? Portando a spasso i nipotini? Oppure, avendo ancora un po’ di salute, facendo qualcosa di più gratificante? Abbiamo accolto l’invito a dare una mano a due amici missionari in una realtà non facile dell’Amazzonia brasiliana. Mia moglie ed io ci siamo guardati in faccia e abbiamo detto: ‘Proviamo’. Siamo partiti pensando di rimanere un anno o due. Ne son passati 12! Cosa abbiamo trovato? Una piccola cittadina -Sena Madureira- di 20.000 abitanti circa, a 140 km da Rio Negro, la capitale dello stato dell’Acre. Molte case in legno, la maggior parte baracche, strade di fango, spesso impraticabili nel periodo delle piogge. Il comune di oltre 25.000 kmq, è solcato da quattro corsi d’acqua, che nel tempo delle piogge sono le uniche vie di comunicazione e di trasporto per quelle numerose famiglie che vivono lungo i fiumi estraendo il caucciù, raccogliendo le noci brasiliane e coltivando riso, fagioli e manioca. In città c’è poco lavoro, non esiste neppure una piccola fabbrica, solo commercio e pubblico impiego. Molte famiglie hanno lasciato la foresta e sono venute a popolare le periferie della città perché la vita era diventata impossibile per la mancanza di assistenza medica, di scuole, per la mortalità infantile molto alta e perché dalla coltivazione della terra non ricavavano abbastanza per vivere. In città però la vita non è migliore: c’è poco lavoro, le abitazioni sono precarie, non esistono fognature, il bagno e i sevizi igienici si riducono spesso a un telo sostenuto da quattro pali. Spesso l’abitazione è composta da una sola stanza, quasi senza mobili, perché di sera si stendono le amache per dormire. Quel poco lavoro che si trova è mal pagato, per cui questa situazione porta ad espedienti legali e a volte illegali, come lo spaccio della droga. Gli episodi di violenza sono all’ordine del giorno e il nucleo familiare è fragile e disgregato.
I bambini di tutte le età riempiono le strade, frequentano poco la scuola perché vanno per strada a vendere piccole cose (ad es. i ghiaccioli) per contribuire al sostentamento della famiglia o stanno in casa per accudire i fratellini più piccoli consentendo così alle mamma di lavorare come domestica o lavandaia.
Di fronte ad una situazione così triste abbiamo deciso, seguendo l’esempio di altre parrocchie di Rio Branco, di aprire un “Reforço Escolar”, che è più di un normale doposcuola. Ci siamo recati nella scuola comunale del bairro della Vittoria, uno dei quartieri più degradati di Sena Madureira, e abbiamo chiesto i nomi di 40 alunni tra i più poveri e bisognosi, sia dal punto di vista familiare che della salute e dell’apprendimento scolastico. Così è iniziata nel 2001 la prima “escolinha”, con 40 bambini (20 al mattino e 20 al pomeriggio), per quattro ore, sotto la responsabilità di una maestra e di una cuoca per la refezione.
Vista la contentezza delle famiglie e degli stessi bambini e dell’apprezzamento generale del progetto da parte delle autorità pubbliche e religiose, abbiamo cominciato ad estendere l’iniziativa del “Reforço Escolar” ad altri bairros altrettanto poveri e bisognosi. Così l’anno successivo è sorto un secondo “Reforço Escolar” nel bairro della Vittoria e negli anni successivi ne sono stati aperti altri quattro nel bairro del secondo distretto, Cristo Libertador, Buon Successo e Ana Viera. Attualmente i bambini assistiti sono 400 (12 classi di 30-35 bambini l’una). Il personale, tutto locale, composto da insegnanti, cuoche e giovani che seguono i bambini nel tempo libero, ammonta a 22 unità. Tutto questo con l’aiuto economico di amici e conoscenti. L’OPAM ci ha sostenuti con 3 progetti e infondendoci coraggio nei momenti più difficili.
Nel novembre del 2006 in una riunione con tutto il personale abbiamo deciso di dare una struttura giuridica a questo progetto, finora gestito da me e mia moglie Carmen in modo molto familiare. Abbiamo creato l’Associazione “Raggio di Sole”. Abbiamo scelto questo nome perché vogliamo dare a questi bambini un raggio di sole che li scaldi e li illumini con il calore e tutta l’attenzione che il personale in generale sta elargendo. L’obiettivo che ci ha sempre guidati e che continua tuttora attraverso l’Associazione è quello di contenere il crescente fenomeno dei bambini di strada, diminuire l’evasione scolastica e migliorare il profitto, combattere l’analfabetismo, favorire la socializzazione, eliminare le denutrizione con un sostanzioso pasto giornaliero, insegnare a curare l’igiene. Sino ad oggi il peso economico dell’attività (che si aggira attualmente sui 55.000 € l’anno) era sostenuto esclusivamente dalle entrate di singoli benefattori, dai mercatini solidali, dalle donazioni del 5 per mille. Ma mentre diminuiscono considerevolmente queste entrate, si sta aprendo una porta attraverso la quale arrivano altri aiuti, come quello dei Servi di Maria in Brasile e grazie ad una convenzione con il Governo dell’Acre che dà una certa stabilità economica ed una garanzia di continuità a cominciare da quest’anno. L’aiuto dall’Italia sarà sempre più ridotto e non coprirà che in parte le spese dell’attività. Gli aiuti che l’Associazione riceve sono amministrati direttamente dai responsabili di essa, che non è ancora completamente autonoma economicamente ma che speriamo lo sia quanto prima per arrivare così ad una totale indipendenza.
Calcoliamo che durante i 12 anni di attività del “Reforço Escolar” siano stati assistiti non meno di 1.500 bambini, a cui abbiamo sempre regalato il sorriso e la speranza. Per questo motivo inizialmente abbiamo chiamato il progetto “Una Scuola per sorridere e sperare” e pensiamo di aver piantato il seme della speranza e dell’amore. Abbiamo messo un “treno sulle rotaie”, gli abbiamo dato una spinta e si è messo in moto, anche se ha ancora bisogno di energie. Abbiamo seminato e qualcuno ne raccoglierà i frutti”.
Alberto e Carmen Pistoni